"Non possiamo fare a meno di far conoscere al dilettante un'altra meravigliosa Spagnola ritenuta anzi da parecchi intenditori come la regina delle Spagnole: benché giocata 46 anni fa, nel grande Torneo di Ostenda, 1906, essa conserva intatto il suo grande fascino, sia per la sua correttezza, sia per il meraviglioso carosello di combinazioni che si susseguono, una più bella dell'altra, fino a dare al Bianco una meritata e smagliante vittoria. Protagonisti ne sono il grande maestro cecoslovacco Oldrich Duras ed il famoso maestro tedesco Richard Teichmann, due colossi di quel tempo. Consigliamo lo studioso di rigiocare questa partita con la massima attenzione e ne ricaverà grande profitto, nel mentre che nuovi orizzonti si apriranno al suo talento combinativo."
Conosco questa partita da quando avevo tredici anni e la considero da sempre un capolavoro assoluto, forse la partita del secolo, addirittura la più bella di ogni tempo; figuratevi la mia faccia quando, nel verificare queste analisi con il computer, che notoriamente non nutre alcuna sensibilità artistica né tanto meno deferenza verso i monumenti del passato, ho scoperto di avere dato per scontati, in tutti questi anni e forse assieme ad altri commentatori ben più autorevoli di me che mi hanno preceduto sulla Terra, uno o due punti assolutamente decisivi...
Una partita meravigliosa che basterebbe da sola ad immortalare il nome del grande Maestro Duras (purtroppo ritiratosi dagli agoni scacchistici da parecchi lustri) e che può degnamente costituire il suo 'exegi monumentum aere perennius'!"
Mi sento di sottoscrivere ancora in pieno questo giudizio, nonostante gli errori che ho evidenziato sia nello svolgimento della partita, sia nelle valutazioni dei commentatori storici, perché se pure la perfezione non esiste nemmeno nel mondo degli scacchi, data l'appartenenza di questi alla sfera dell'umano, nondimeno tali errori finiscono per accrescere il fascino di questa epica lotta e ci fanno meglio intravedere quel viluppo di passioni laceranti, nervi allo spasimo, sangue bollente e gelido sudore dal quale, pure in un'epoca di computer superiori alla stragrande maggioranza dei giocatori umani, scaturisce la bellezza più profonda e inimitabile degli scacchi a tavolino.
Grazie ad Andrea Malfagia!
L'articolo, pubblicato originariamente sul web dall'autore, è stato riproposto integralmente con il suo permesso.
Uno degli ultimi post da rieditare. Purtroppo la lunghezza del pgn non mi ha permesso di usare il solito visore (pgn4web). Però ho messo, per la prima volta, il file in pgn scaricabile: dovrebbe essere comodo per chi naviga da mobile e, più in generale, per chiunque voglia guardarsi la partita dove gli pare :)
RispondiEliminaM.M.